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Gay & Bisex

PIEDIPIATTI


di Foro_Romano
18.10.2016    |    21.651    |    7 9.5
"Intanto io gli andavo accarezzando la schiena nuda, poi feci scorrere la mano fin sotto il suo telo e raggiunsi il culetto che soppesai e strizzai passando da..."
(Racconto n. 68)

Ho 52 anni e sono un funzionario della Polizia di Stato. Sono alto 1:90, due spalle larghe e proporzionato in tutto, anche nei piedi numero 45 e nel cazzo di 25 centimetri. Sono di carnagione olivastra, essendo siciliano, molto peloso e virile, la testa rasata e grossi baffi brizzolati, come tutto il pelo che ho addosso. Insomma, tutti credono che io sia assolutamente etero. Sposato già due volte, con due figli ormai grandi, in realtà qualche scappatina gay me la concedo ogni tanto. Mi piace farmi anche qualche bel culetto di frocio. Quando mi viene questa voglia, la sera faccio un giro in macchina in certi posti noti, specie a noi poliziotti, per rimorchiare qualche frocetto affamato di cazzo. Confermo che i gay sanno farci meglio sia di bocca che di culo e poi lo fanno gratis, escluse le marchette, naturalmente.
Inoltre soffro di quella che gli Americani chiamano “malattia del sesso” e che da noi è invece motivo di orgoglio. Devo farlo almeno 2-3 volte al giorno; e dico almeno. E’ stata questa la causa del divorzio dalla mia prima moglie e di alcune tensioni con la seconda. Le donne non ne sentono il bisogno e non hanno voglia di soddisfare i loro mariti, sicché sono costretto spesso ricorrere ai gay o tirarmi pugnette.
Durante il Gay-pride sono stato incaricato di dirigere il servizio di sicurezza e mi sono fermato circa a metà del percorso della manifestazione. Col mio vestito scuro impeccabile, lo sguardo torvo da difensore dell’ordine e la radio a portata di mano per le comunicazioni con gli altri agenti impegnati facevo la mia porca figura di macho perfetto.
Oltre alle famiglie arcobaleno con bambini, tra tutti i froci e frocetti che mi sono sfilati davanti, uno mi ha particolarmente colpito. L’ho notato quando ancora era un centinaio di metri da me, ai margini del corteo, ma anche lui mi ha notato ed i nostri sguardi si sono intrecciati già da quel momento. Avrà avuto sui 20 anni, di corporatura minuta, capelli arruffati biondo scuro e due splendidi occhi che mi affascinavano sempre più, man mano che si avvicinava.
Quando mi è passato davanti ha fatto finta di prendere una storta ed io, istintivamente, l’ho sorretto. Mi ha guardato, mi ha sorriso e mi ha detto “Grazie” in un modo che mi ha sconvolto. Ho potuto così constatare che aveva gli occhi verdi che sprizzavano un misto di gioia ed ingenuità giovanile.
Mentre lo sorreggevo lui inavvertitamente (od almeno così sembrò) mi sfiorò la patta, come per sentire la consistenza dell’uccello.
“Attento a quello che fai”.
“Vuole arrestarmi?”
“Se ti metto le manette poi dovrò prenderti il culo”, scherzai (ma non troppo).
Riprese a camminare mostrandomi un culetto da urlo ma si girava spesso a guardarmi ed io non ho mancato mai di rispondere al suo sguardo, pur mantenendo una faccia dura ed inespressiva.
“Stai attento che qui c’è gente che sa leggere molto bene certi sguardi”.
Era un agente più giovane di me, anche lui col vizietto di qualche giretto serale un po’ speciale. Era stato infatti in una di quelle uscite che ci eravamo incontrati e, quindi, sapevamo l’uno dell’altro. Sui 35 anni, alto ma meno di me di circa dieci centimetri. Anche lui tonico e ben proporzionato fisicamente ed anche lui sposato con figli.
“Si è notato?”
“Mi dispiace dirtelo ma qualcuno l’ha notato di certo. Ti piace quel ragazzino?”
“Non immagini quanto. Mi fa sangue. Lo sbatterei al muro e me lo farei su due piedi”.
“Beh, adesso sei sul lavoro e cerca di contenerti. Se n’è andato. Lascia stare”.
“Si, ma m’ha messo una voglia! Mi sa che dopo me ne vado in sauna a sfogarmi”.
“Ok, buona idea ma adesso ricorda perché sei qui e che devi dirigere tutta l’operazione… capo”, aggiunse con un sorriso.
“Hai ragione, finiamola qui. Ma sicuramente dopo farò quello che ti ho detto”.
“Bene. Io continuo a seguirli lungo il corteo” e si allontanò.
Effettivamente lo sguardo malizioso del ragazzo mi aveva eccitato troppo. Il cazzo mi si era immediatamente indurito nei pantaloni e per fortuna avevo la giacca chiusa, altrimenti lo avrebbero visto tutti.
“Se lo avessero notato, tutti quei froci avrebbero interrotto la sfilata per saltarmi addosso”, pensai ridendo dentro di me.
Finito il servizio, telefonai a mia moglie per informarla che, data l’eccezionalità della giornata, avevamo ancora molto da fare e mi precipitai a realizzare quanto avevo predisposto. Mi dovevo assolutamente scaricare i coglioni ed andai in sauna.
Una volta entrato, mi diressi nella sala video perché mi eccita particolarmente vedere quei filmati di maschi che si scopano e sborrano a volontà. Alcuni si vede che hanno protagonisti troppo professionali e poco coinvolti ma altri, dove sono più naturali e passionali, mi trasmettono una vera e propria libidine.
La sala è fatta a gradoni davanti al grande schermo, dove ognuno si può sedere o sdraiare e fare (o farsi fare) quello che vuole. Sono salito fino al gradone più alto e mi sono seduto a gambe larghe massaggiandomi il cazzo coperto dal telo che avevo attorno alla vita. Naturalmente quello, stimolato dalle immagini sullo schermo e dalla mia mano, non tardò a farsi riconoscere per quello che è: una testa di cazzo.
Così, preso dal filmato e dall’eccitazione crescente, non badavo a quello che mi succedeva intorno finché, poco dopo, accanto a me non si sedette qualcuno. Girai la testa quel tanto che bastava per vedere chi fosse e rimasi di sasso. Era proprio il giovane che mi aveva affascinato durante il corteo, che doveva avermi notato entrare ed aveva approfittato dell’occasione.
Mi sorrise. Quello stesso sorriso e quegli stessi occhi che mi avevano rapito al corteo. Feci finta di niente ma il cuore mi batteva forte. Non mi era mai successo.
Si protese verso di me come per darmi un bacio ma io, pur senza scostarmi, non mi abbassai e feci in modo che non riuscisse nel suo intento. Non mi piaceva baciare i froci. Per me servivano solo a svuotarsi i coglioni.
Per evitare quello sguardo tornai a rivolgermi verso lo schermo dove si vedeva un bellissimo culetto in primo piano con un buco spanato che colava fuori grumi di sborra e pronto a ricevere altri maschi.
Lasciavo intanto che lui sostituisse la sua mano alla mia nel palparmi il cazzo attraverso il telo. Mi si era intostato completamente, allora fece passare la mano sotto e lo impugnò, od almeno cercò di farlo perché la sua piccola mano non riusciva ad avvolgerlo completamente.
Il telo mi arrivava a mezza coscia quindi gli fu facile farlo uscire fuori ed a mostrarlo in tutta la sua maestosità, di cui vado fiero. Rimase incantato a guardarlo tenendolo ben stretto, poi tornò a rivolgere lo sguardo a me, come per chiedermi il permesso ed io assentii lievemente con la testa. Aprì più che poté la sua boccuccia e le labbra avvolsero il glande come nel velluto mentre la punta della linguetta iniziò a titillarmelo.
Lanciai un sospiro di approvazione che gli dette l’input. Cominciò dunque a tuffarcisi sopra cercando di prenderne il più possibile per poi sfilarselo facendolo scorrere sulle labbra umide. Ad ogni affondo riusciva a guadagnarne qualche centimetro ma non andò mai oltre la metà pur ingozzandoselo in fondo. I miei sospiri si fecero sempre più pesanti.
Intanto io gli andavo accarezzando la schiena nuda, poi feci scorrere la mano fin sotto il suo telo e raggiunsi il culetto che soppesai e strizzai passando da una chiappetta all’altra finché mi decisi e, con un dito, raggiunsi il buchino che sgrillettai come una fregna. Mi bagnai le dita di saliva e gliene ficcai due dentro, poi tre.
I suoi gemiti di goduria sempre più forti mi davano la carica mentre i miei la davano a lui, che aumentò la velocità del pompino. Succhiava e leccava come un affamato. Vedevo la sua testolina bionda che andava su e giù sulla mia nerchia, gli misi l’altra mano sulla testa per evitare che la togliesse sul più bello e, mentre sullo schermo un negrone superdotato si scaricava urlando nelle viscere di un giovane pallido, gli scaricai in bocca una quantità di sperma incredibile, ed il mio ruggito coprì quello del negrone.
Cercò di ingoiarne il più possibile mentre altra scendeva lungo l’asta fino ad insozzarmi i peli dei coglioni. Ripreso fiato si mise a leccarmeli per non perderne niente. Si vedeva che gli piaceva proprio. Quando finì di ripulire tutto mi guardò con aria soddisfatta, certo di aver fatto un buon lavoro invece per me, con la carica sessuale che ho, non poteva finire lì. Infatti il mio cazzo era più duro che mai. Volevo il suo culo.
Lo presi per un braccio, lo tirai su e lo trascinai via per condurlo verso un camerino, mentre con l’altra mano mi tenevo la minchia premuta sotto il telo. Attraversammo il capannello di persone che si era creato per assistere al nostro spettacolino e sulla porta della sala incontrai l’altro agente che sorrideva sornione.
“Non vorrai mica godertelo da solo. Non vorrai negarlo ad un collega”.
Non potevo dirgli di no, anche se lo avrei fatto molto volentieri. “Ok, vieni”.
Entrati in un ampio camerino, chiusi la porta e scaraventai il ragazzo sul materassino. Lui mi guardò sconfortato. Avrebbe voluto essere da solo con me, anche se l’altro non era affatto male, e quello se ne accorse.
“Che c’è? Non mi vuoi, troietta?”, disse quasi schernendolo.
“Decido io quello che deve fare lui”, dissi con fermezza, anche se dentro di me controvoglia, ma così mi affermai subito come suo padrone. “Però sarò io il primo a fargli il culo”, aggiunsi. Avevo il cazzo che mi urlava di prenderlo subito.
“Ok, d’accordo. Giusto”.
Non finì di dirlo che avevo già messo il ragazzino a pecora e lo avevo infilzato di botto fino alle palle, tanto era ancora umido della sua saliva. Urlò come un maialino al macello. Urlava, piangeva, scalciava ma più urlava e più mi dava la carica, più sentivo di essere il suo padrone naturale. Ad un certo punto cominciò a godere ed il maialino si trasformò in una vera scrofa. Lo stantuffavo senza pietà e più gliene davo e più me ne chiedeva. Lo sventrai letteralmente. La scena scatenò l’eccitazione del mio collega che, col suo siluro in mano, grosso più della norma ma mai quanto il mio, chiedeva la sua parte.
“Passalo a me, sennò te ne vieni subito”.
Era vero. Ero proprio sul punto di venire e il cucciolo non aspettava altro per lasciarsi andare anche lui. Invece glielo sfilai di botto e lui gemette un “Nooo” di delusione. Il mio collega gli si era sdraiato accanto, col cazzo impennato.
“Vieni. Siediti qui sopra. Starai molto comoda, piccola troietta”.
Il piccolo mi guardò un po’ triste ma, visto che non feci alcuna obiezione, obbedì e ci si impalò sopra, prendendolo fino in fondo. Subito quello cominciò a fotterlo dal basso con estrema ferocia e lui non poteva far altro che guaire di piacere.
“Prendilo tutto, puttanella. Lo sai che sei una gran bella puttanella da sfondare? Prenditi ’sta minchia in culo, ricchioncello”.
Non so se fu la forte eccitazione che avevo od ebbi un moto di gelosia ma sentii che non potevo lasciarlo solo in balìa di quell’uomo, così intervenni anch’io. Posai la mia nerchia dalle dimensioni paurose sopra l’altra e, approfittando del momento che si era sfilata e stava per rientrare, mi aggiunsi nel farle compagnia ed entrai insieme, spaccando inesorabilmente quel meraviglioso culetto.
“No… Nooo… Ahhhiii… Aaaaahhh…” urlò.
Mi pentii subito ma ormai era fatta. Così, per farla finita al più presto, cominciai anche io a scoparlo forte in quella animalesca doppia inculata. Pochi minuti ed il mio amico, che era la prima volta che faceva una cosa del genere e che aveva proprio davanti, sopra il suo petto irsuto, la faccia del ragazzo stravolta dal dolore e dal piacere, non resistette più e si lasciò andare ad una mega sborrata negli intestini della vittima.
“Puttaaanaaaa troiaaaa… Ahhhgrrr”.
Io continuai a fotterlo ma più lentamente finché l’altro uccello, ormai moscio, scivolò fuori. A quel punto uscii anche io. Il ragazzo era scosso da spasmi di godimento mentre dall’ormai enorme buco fuoruscivano grumi bianchi e lattiginosi. Il collega, pienamente soddisfatto, si rimise il telo.
“Bene, vado via. Faccio una doccia e me ne vado. Vi lascio soli. Buon proseguimento” e, soddisfatto, aprì la porta ed uscì. Fuori si era creato un capannello di persone attratte dal casino che avevamo fatto. C’era il rischio che, se fosse uscito subito, gli sarebbero saltati addosso e se ne sarebbero approfittati tutti.
Richiusi subito e lo guardai. Mi sdraiai accanto a lui, ancora a pancia in giù. Una lacrima gli rigava la guancia. Mi fece pena.
Gli accarezzai la testa, perdendo le mie dita nei suoi capelli biondo scuro. “Scusami. Non potevo dirgli di no: è un mio collega. E scusami anche per come mi sono comportato. Mi sono lasciato prendere dalla voglia di te. Perché… tu mi piaci... Molto”.
Lui, timidamente, mi rispose “Io… Beh… Io ti amo. Mi sono subito innamorato di te”.
“Davvero!? Anche io sono innamorato di te e, credimi, non mi era mai successo così forte, nemmeno con mia moglie”.
Ci abbandonammo ad un bacio profondo (io che non avevo mai baciato froci). Ci stringemmo forte, ebbri di felicità.
“Se vuoi, per me sarai il mio piccolo cucciolo per sempre”.
“Tu per me sarai invece il mio padrone per sempre ed io… io sarò il tuo cucciolo troia. Sarò sempre pronto a soddisfarti, in qualunque momento. Adesso prendimi padrone… solo tu… Prendimi forte, come sai fare tu”.
Non me lo feci dire due volte. Lo misi di schiena, gli alzai le gambe e lo penetrai lentamente fino in fondo, favorito dall’abbondante sborra che lo riempiva. Scoparlo dentro la sborra di un altro mi arrapò all’inverosimile e andai aumentando sempre più la velocità.
“Siii… padrone… siii… cosììì… forte… più forte… Sfondami padrone mio, sfondamiii… sfondamiii… Mmmm… Aaahhh” e si sciolse in potenti schizzi che gli arrivarono anche sul viso.
Neanche io potevo resistere oltre. Lo abbrancai stretto e lo montai come un toro fino ad esplodergli dentro tutto il mio succo e, con lui, tutto il mio amore. Mi lasciai andare sopra di lui. La testa accanto alla sua, le sue piccole gambe, coperte da una leggera peluria giovanile, avvinghiate ai miei fianchi, le mie cosce grosse e pelose ancora vibranti, il mio cuore ed il suo cuore che battevano all’unisono, il mio grosso cazzo immerso in fondo a lui.
Ripreso fiato, lo guardai e mi persi in quei suoi meravigliosi occhi, gli accarezzai la testa, ci baciammo, lo coprii di tanti piccoli bacetti su tutto il viso.
“Quello che è successo prima non ti accadrà più. D’ora in poi ti proteggerò io. Sarò solo io ad averti”.
Mi sorrise felice ed io capii che da allora in poi avrei potuto soddisfare completamente la mia sfrenata passione fisica e sentimentale per il nostro reciproco piacere. Avrei avuto tutto quello che cercavo. Era lì, lo tenevo stretto tra le mie braccia.
Stiamo ancora insieme e lo saremo per sempre.


(Le stesse cose si possono fare con le precauzioni. Non fate mai sesso senza preservativo. Non rovinatevi la vita, godetevela).


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